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Darwin e i ricettari


Questa settimana vi proponiamo un libro molto interessante che con una prosa molto avvincente ricostruisce il legame evoluzione-genomica-alimentazione, esplorando i rapporti che legano l’evoluzione delle comunità e i cibi con cui esse si nutrono: “A qualcuno piace piccante” di Gary Nabhan (Codice Edizioni).
Scopriremo così che ragionamenti di tipo evoluzionistico (Darwin docet, per intenderci) si possono applicare anche alla gastronomia.
A tal proposito Paul Sherman, professore di neurobiologia e comportamento della Cornell University ha condotto uno studio con l’intento di scoprire il perché dell’utilizzo delle spezie in molte cucine del mondo e soprattutto il perché del loro maggiore utilizzo in alcuni Paesi rispetto ad altri.
Lo studioso ha esaminato ricette a base di carne appartenenti a 93 ricettari originali di 36 paesi del mondo ed è giunto alla conclusione che nei paesi più caldi praticamente ogni ricetta a base di carne utilizza una o più spezie mentre nei paesi più freddi molte ricette sono preparate senza spezie.
Ovviamente la maggior parte delle ricette della tradizione risalgono ai tempi più lontani, quando ancora non erano stati messi a punto sistemi per la refrigerazione delle carni: quindi il motivo dell’introduzione delle spezie nei cibi a clima caldo è stato quello, inconsapevole, di inibire la proliferazione di funghi e batteri nel cibo.
Ciò che tutto muove è l’istinto primordiale di difenderci da ciò che potenzialmente potrebbe farci del male.

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