Nel 1999 era stato per la prima volta individuato il DNA in un vino di Cabernet Sauvignon presso l’Università Cattolica del Sacro Cuore di Piacenza. Oggi possiamo parlare dell’inizio di una caratterizzazione del corredo genetico delle diverse varietà d’uve. Due scienziati di chimica dell’Università Western Australia hanno infatti trovato un modo di dimostrare chimicamente la provenienza dei vini. Si tratta di un’impronta chimica costituita dalla concentrazione di oltre 60 oligoelementi.
I vini prodotti da un unico vitigno provenienti dalla stessa regione hanno impronte chimiche molto simili e si differenziano da quelli provenienti da regioni diverse. Sembra insomma che vinificazione e stoccaggio incidano poco mentre il marchio indelebile è dato dalla composizione del suolo della regione e dalla varietà dell’uva. Si sta realizzando in questo modo un database di vini di tutto il mondo con l’intento di arrivare prima o poi a risalire, con un piccolo margine d’errore, all’origine di ciascun vino prodotto sul pianeta e chissà ciò, unito all’estrazione e all’analisi del DNA, permetterà magari di rilevare eventuali frodi tipo l’uso di varietà non previste dal disciplinare di produzione dei vini…..La scienza!!
I vini prodotti da un unico vitigno provenienti dalla stessa regione hanno impronte chimiche molto simili e si differenziano da quelli provenienti da regioni diverse. Sembra insomma che vinificazione e stoccaggio incidano poco mentre il marchio indelebile è dato dalla composizione del suolo della regione e dalla varietà dell’uva. Si sta realizzando in questo modo un database di vini di tutto il mondo con l’intento di arrivare prima o poi a risalire, con un piccolo margine d’errore, all’origine di ciascun vino prodotto sul pianeta e chissà ciò, unito all’estrazione e all’analisi del DNA, permetterà magari di rilevare eventuali frodi tipo l’uso di varietà non previste dal disciplinare di produzione dei vini…..La scienza!!
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